Una delle parole che sentiamo più spesso pronunciare ultimamente, sia legata alla politica, ma anche a tematiche più quotidiane è “Fake News”, letteralmente notizie false. Possiamo definire Fake News tutte quelle informazioni false diffuse strategicamente e sistematicamente attraverso le piattaforme digitali per raggiungere gruppi specifici di utenti.
In realtà notizie false, rumors, dicerie o meglio bufale sono sempre esistiti, fin dai tempi antichi. La storia è piena di fake news: tanti i documenti del passato che erano stati dati per veri, resistendo anche per molti secoli, che si sono rivelati poi essere dei falsi. La differenza è che oggi la loro diffusione grazie a internet ha una velocità sorprendente, molto più che nel passato. Prima che si riesca a rendersi conto che una notizia è fake, questa ha avuto tutto il tempo di raggiugere milioni di persone, generando spesso vere e proprie battaglie, polemiche globali o accesi dibattiti.
Il mondo digitale e l’inquinamento informativo
Ed è proprio la moltiplicazione delle informazioni in circolazione che rende più difficile il lavoro di selezione e verifica. L’immediatezza della comunicazione digitale favorisce il rapporto diretto fra le fonti e il pubblico e velocizza i flussi informativi, tutto ciò produce un sovraccarico informativo in cui è più difficile costruire gerarchie e attribuzioni di rilevanza. Diventa insomma più problematico stabilire cosa è d’interesse pubblico, quali sono le informazioni assolutamente da condividere. Si alza il livello di discrezionalità e con più facilità s’insinuano semplificazioni e deliberate falsità.
Inoltre diversi studi di psicologia cognitiva dimostrano che siamo naturalmente portati a non verificare ciò che leggiamo, nemmeno confrontandolo inconsciamente con ciò che sappiamo (2018, “Exposure Increases Perceived Accuracy of Fake News”, Journal of Experimental Psychology: General 1, 999). Ed è proprio su questo comportamento che basano il loro lavoro i creatori o diffusori di fake news. Ad esempio lo storico Marc Bloch specificò nel suo libro La guerra e le false notizie che «Una falsa notizia è solo apparentemente fortuita, o meglio, tutto ciò che vi è di fortuito è l’incidente iniziale che fa scattare l’immaginazione; ma questo procedimento ha luogo solo perché le immaginazioni sono già preparate e in silenzioso fermento» (Marc Bloch, “La guerra e le false notizie”, ed. Donzelli).
Tutto ciò determina un forte “inquinamento informativo” nel quale navighiamo e formiamo le nostre opinioni e convinzioni.
La diffusione dei social media, abbassando drasticamente il costo della diffusione delle notizie, ha ridotto la tolleranza per visioni alternative del mondo, amplificato la polarizzazione delle opinioni, fatto aumentare la disponibilità a credere a notizie che sono ideologicamente affini alle nostre e allo stesso tempo determinato una chiusura a nuove fonti di informazione.
La diffusione di fake news è quindi creata ad arte da chi le mette in circolazione al fine di modificare opinioni e radicalizzarle per raggiungere uno scopo ben preciso. Questo è il pericolo intrinseco delle fake new. Basta pensare al campo medico, che negli ultimi anni ha visto il rafforzarsi di posizioni non provate scientificamente e spesso del tutto irrazionali, fino a formare grandi comunità di persone e mettere in molti casi a rischio la salute di molti cittadini.
Come arginare il fenomeno delle fake news
Sono molte le ipotesi per combattere le fake news. Twitter, Facebook e Google stanno mettendo a punto sistemi di verifica delle informazioni. Google ad esempio ha introdotto una specifica etichetta che, nella sezione News, distingue le notizie verificate e che hanno subito un processo di fact-checking da quelle che non lo sono: l’obiettivo, com’è facile intuire, è permettere a chiunque di orientarsi tra le fonti e discernerne la credibilità.
Inoltre recentemente ha chiuso una partnership con l’International Fact-Checking Network (https://ifcncodeofprinciples.poynter.org), un’organizzazione attiva a livello globale il cui obiettivo è riunire giornalisti che si dedicano alla verifica dei fatti a livello internazionale, promuovendo le buone pratiche e lo scambio di informazioni in questo campo. Questa partnership che dovrebbe permettere al motore di ricerca di minimizzare il numero di notizie poco attendibili tra i risultati di ricerca e, di conseguenza, rendere migliore l’esperienza utente.
Anche Facebook sta cercando di arginare il fenomeno fake news, sfavorendo la diffusione organica di notizie non verificate e impedendone la sponsorizzazione (https://www.facebook.com/facebookmedia/blog/working-to-stop-misinformation-and-false-news ). Ma questo non ci mette certo al riparo da eventuali notizie false pubblicate, per esempio, su veri giornali.
Facebook ha inoltre iniziato a collaborare con terze parti per il fact checking e l’etichettatura delle notizie potenzialmente false e si sta concentrando sulla differenziazione grafica delle fonti autorevoli da tutte le altre.
Nella lotta alle fake news dobbiamo però considerare che molte di esse vengono diffuse da bot (robot, software capaci di imitare una conversazione umana, che accede ai social, alle pagine web, invia messaggi in una chat, etc…), appunto perché riescono a diffonderle molto più velocemente di quanto possano fare gli umani. Questo causa un bombardamento sui social e un enorme effetto domino: più le persone reali hanno contatti con le fake news, più credono che le informazioni siano vere e finiscono per condividerle.
Blockchain come antidoto alle fake news
Come contrastare tutto questo?
Negli ultimi tempi c’è chi sta mettendo a punto strumenti di contrasto basati sulla blockchain. Spesso questo termine si sente collegato al mondo delle criptovalute, ma la blockchain ci può aiutare anche nella lotta alle fake news.
Blockchain consiste in un protocollo di comunicazione che identifica una tecnologia basata su una logica del database distribuito: una sorta di registro delle transazioni dove i dati non sono memorizzati su un solo computer, ma su più macchine collegate tra loro via Internet, attraverso un’applicazione dedicata che permette di interfacciarsi con la “catena”; un database fatto di blocchi di dati che memorizzano transazioni; per essere consolidato all’interno di un blocco, ogni dato, e successivamente ogni blocco prima di essere inserito nella “catena”, viene sottoposto a un processo di validazione.
Ci sono stati già degli esperimenti ben riusciti, come ad esempio Civil (https://civil.co) o Steemit (https://steemit.com).
Civil è un progetto che si propone la verifica e la distribuzione su ledger (un libro mastro) delle identità personali ed è, letteralmente, già pronto per poter essere utilizzato.
Per quanto riguarda invece la certificazione dei contenuti comunicati esiste un progetto simile con Steemit, i cui utenti postano contenuti certificati e non modificabili che permangono sulla blockchain per sempre, percependo persino un pagamento sulla base del numero di lettori.
Proprio l’esperienza di Steemit indica come sia necessario prendere delle cautele nell’utilizzo di questo tipo di strumenti: infatti i contenuti immessi nella blockchain non possono essere più modificati e corretti.
In Italia possiamo invece apprezzare TrueInChain (https://trueinchain.org/ ), ha un obiettivo ambizioso, quello di essere un futuro validatore di notizie. Il primo passaggio è rivolto alla creazione di una community con particolare riferimento al mondo dei debunker (gli smascheratori di bufale). A questo si aggiunge un sistema di incentivi per i debunker che aderiranno al progetto. Insieme possiamo rendere un po’ più complicata la vita ai fabbricatori e divulgatori di bufale.
Le fake news sono una minaccia alla stessa democrazia
Ognuno di noi dovrebbe impegnarsi nella battaglia alle fake news, vista la loro pericolosità. Sono un problema serio per le democrazie che attingono la loro linfa vitale dall’opinione pubblica che si forma sulla diffusione e discussione di notizie di rilevanza collettiva. Il pericolo è che attraverso le notizie false è possibile manipolare l’opinione pubblica e orientare le decisioni di governi, delegittimare personalità e Istituzioni e inquinare perfino il dibattito scientifico.
Marco Franco, co-ideatore di TrueInChain (https://trueinchain.org/ ) insieme a Nicolò Russo, in un’intervista ha dichiarato: “Siamo arrivati a un punto critico, di crollo dell’educazione e della funzione scolastica. Il punto finale è l’attuale destrutturazione della persona che causa una carenza nella capacità di lettura del mondo e della sua complessità.”
Se le nostre opinioni oggi si formano anche con le notizie che ci arrivano dal web e specialmente dai social ed essi sono pieni di fake news su cosa si baseranno le nostre opinioni?
“La manipolazione dell’opinione pubblica attraverso le fake news è una minaccia reale alla stabilità e alla coesione delle nostre società europee” ha dichiarato Juliam King, commissario UE alla sicurezza.
E ricordiamoci sempre che “Una bugia fa in tempo a compiere mezzo giro del mondo prima che la verità riesca a mettersi i pantaloni”. Sir Winston Churchill